C’ho messo un po’ a scrivere questo post. Perché
l’incontro del 4 aprile ha chiuso un ciclo che è iniziato a novembre ed ora,
tra feste ed impegni vari di tutti, in libreria con la matematica si riprenderà
ad ottobre, credo.
Ringrazio tutti i bambini che hanno partecipato agli
incontri, sia i bambini che hanno seguito tutto il percorso e sia quelli che ci
sono venuti a trovare per uno o due incontri rinunciando magari a danza o a
nuoto.
Insieme abbiamo giocato con la matematica e ci siamo
“insegnati” a vicenda, imparando io da voi e voi da me! Alcuni di voi li ho
visti cambiare nel comportamento, nella durata dell’attenzione, che è divenuta
più lunga, vi ho visto cambiare nella relazione con lo spazio che vi circonda,
con me e con i compagni. Nella
matematica, anche se creativa, si affrontano problemi cercando di risolverli.
Come nella vita. E noi qualche criticità l’abbiamo risolta, anche in
matematica. Sono orgoglioso di voi.
Prendo spunto da una cosa accaduta durante l’incontro
per parlare agli adulti, a quegli adulti che hanno a che fare con i bambini,
che sia per lavoro o per genitorialità: Autocritica!
Eravamo li a cercare di risolvere una situazione
complicata, creatasi nel labirinto che stavamo percorrendo, quando il nuovo
indizio ci dice: “Il numero esatto è più grande del più piccolo ma più piccolo
del più grande dei numeri rimasti” A questo gioco di parole, R. 8 anni mi
guarda e, con la faccia a punto interrogativo, mi fa: “Ma come può essere più
grande se è il più piccolo... ooo troppo difficile!!!” Troppo difficile!
Aveva ragione. Ho voluto creare un gioco di parole
divertente, per me, ma se mi accorgo che per lui, invece, è solo un’ulteriore
difficoltà, non posso far altro che tornare sui miei passi, semplificare
l’informazione così da fargli capire qual è l’ indizio che voglio dare, dando
la possibilità al bambino di poter proseguire la sua strada! E non penso
minimamente: “Mmmh, il bambino non ha capito, il bambino ha problemi di
apprendimento” Come mi capita spesso di leggere o sentire. Io capisco che lo si
fa perché spinti dalla volontà di aiutare. Ma calma, semplifichiamo,
attendiamo, semplifichiamo ancora, piano: se non ci fossimo semplicemente
spiegati, fatti capire? Forse il bambino in questione non è discalculico, è
solo che sta in Italia da tre mesi, ed il problema non è la matematica ma
l’italiano! Passatemi l’esagerazione dell’esempio!!! E’ solo che ultimamente si
tende ad un’eccessiva medicalizzazione dei bambini.
Credo che ci dovremmo sempre chiedere: abbiamo messo
il bambino nella condizione migliore per affrontare il problema? Non basta
inventare un gioco perché un bambino si
diverta. Non è così che funziona. Il bambino si diverte se il gioco è a
sua misura.
Quando mi sono spiegato meglio, R ha capito che dei
tre numeri rimasti quello giusto non era né il più piccolo, né il più grande,
ma quello in mezzo. Indovinato il risultato ha portato i suoi compagni fuori
dal labirinto sani e salvi, ritrovato i numeri scomparsi, messo i guardiani nei
punti strategici e, con una sana cattiveria, con il pennarello: cancellato i
coccodrilli mangia-numeri. Il tutto senza problemi.
Grazie alla libreria Risvolti che ci ha ospitato.
Ringrazio R e tutti i suoi compagni di viaggio. Con voi, ci vediamo alla
prossima avventura! Matematica ovviamente!!!
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