Stasera che prove ci aspettano? Non lo so, non stiamo esattamente pianificando le prove a tavolino. Ci confrontiamo, io e Fabio, il lunedì per avere un'idea comune, una linea da seguire. Ci interroghiamo sulla regia del pezzo in questione, si confrontano le idee, lasciamo che si arricchiscano nello scambio. Si parte da un'immagine disegnata nella mente, visualizzata nella testa che è solo una proiezione, un'ipotesi creativa..poi va confermata, vista davvero, per capire se possa veramente funzionare. Spesso nella mia testa mi figuro movimenti, evoluzioni della scena assolutamente lontani dalla pratica..dovremmo essere acrobati, danzatori professionisti per mettere in scena alcune situazioni che prendono vita nella mia immaginazione! E non lo siamo! Ma siamo attori che esprimono con il corpo, attraverso il corpo..quello si..ci credo, lo sento, è una direzione che mi cattura e coinvolge sempre di più. Il corpo ferito, tradito, umiliato. Il corpo che ama. I corpi che si muovono con frenesia nello spazio per dire che bruciamo tempo, che stiamo consumando attimi senza fermarci, respirare, ascoltare il battito del nostro cuore.. La scena corale dove camminiamo tutti insieme, subendo i divieti o le paure sociali e mediatiche, è fra le più divertenti da provare..stiamo provando ad annullare l'individualità per diventare una massa.. quella omologata, indottrinata, educata dai telegiornali e dalla televisione ad avere paura, ad essere felice o triste. Tutti uguali.
La scena delle madri è fra le più emozionanti.. cerchiamo di trovare, nel movimento, qualcosa di arcaico..vorremmo dare l'idea di un tempo che non si è mai fermato nella storia dell'umanità.. il tempo del racconto, il tempo delle storie, in cui accendere il fuoco per scaldarsi e dare voce a pensieri, emozioni, frammenti di vita..
Tutta la scena è forte e dolce al tempo stesso. Da quando viene posta la domanda-chiave:
"un figlio a chi appartiene"? fino all'introduzione del tema seguente, diverso ma vicino, strettamente collegato..quasi un continuum.. una tematica scivola nell'altra, come una ninna nanna cantata che scandisce il tempo della veglia e quello del sonno.. "i diritti dei bambini a chi appartengono"..e simbolicamente torniamo bambini, almeno nella definizione dei luoghi, dei nostri spazi scenici.. C'è così tanto da fare..e considero queste prove una palestra creativa per sperimentare..è uno spettacolo in divenire, caratterizzato dalla ricerca..stiamo ancora cercando segni, forme..Appartenenza è un progetto più che uno spettacolo, arriveremo a una definizione, certo, ma mi piace pensare che nulla sarà veramente definitivo fino al debutto..e anche dopo.. Helga
Appartenenza di Helga Dentale-Diario